Ideale ed opportunità.
Abbiamo già detto più volte che riteniamo l’attuale Paradigma Monetario la causa di tutti i mali (economici) del mondo ma questo non significa che il Paradigma MPC proposto da Sovranità Italiana sia la panacea di tutti i mali. Come abbiamo spiegato nel manifesto lo stato potrà emettere moneta SOLO a determinate condizioni e SOLO per finanziare opere pubbliche. MAI potrà farlo per finanziare la spesa corrente: per quella dovrà utilizzare le tasse e tutto questo per mantenere la Massa Monetaria in circolazione al livello indicativo della massa critica. Per questo ciò che con le pensioni si vorrebbe fare, e cioè restituire la dignità di salario minimo anche anche alla pensione sociale, dovrà essere conciliato con le esigenze di bilancio e non potrà essere ottenuto subito, ma sarà posto come obiettivo finale.
Ma la parte più difficile da far comprendere è che in un paese a Moneta Sovrana la pensione potrebbe non dipendere solo dal livello contributivo, che dovrà comunque essere mantenuto per un giusto motivo di equità sociale (chi ha versato di più deve percepire di più) ma anche da calcoli macro economici che stabiliscano in che misura la forza lavoro può farsi carico del residuo non lavorante come minori e pensionati.
Detto in termini semplici l’età pensionabile non sarà calcolata solo in base ai contributi versati, ma anche in base ad un limite di età oltre la quale non è possibile pretendere ulteriori sforzi dai lavoratori che (anche se non hanno versato contributi sufficienti) percepiranno comunque una Pensione Sociale che non potrà essere inferiore ad un 80% del reddito minimo da lavoro che con una Moneta Sovrana potrà essere stabilito per legge, restando immutato il principio che chi ha versato di più percepirà di più.
La cosa difficile da comprendere è che il percepimento di una cifra maggiore non deriva solo dal fatto di aver versato di più (la moneta sarà gestita dallo stato) ma dovrà essere considerato (anche e soprattutto) un incentivo sociale teso a spingere le persone a lavorare di più durante il periodo di attività favorendo l’occupazione e lo sviluppo sociale nella sua interezza.
Concetto:
Partendo dal concetto che esistono lavori più logoranti di altri, esistono realtà e contributi differenti per categoria e bisogna avere in buona sostanza un’equità sociale verso gli ex contribuenti, stabiliamo il conseguente principio di equità sociale per il quale intendiamo niente privilegi ne pensioni d’oro ma considerazione dei reali contributi versati negli anni lavorativi maturati con imposizione di un “minimo sociale”.
Da questa premessa si articola la proposta di Sovranità Italiana sulla previdenza sociale denominata quota 40/60 e con un semplice calcolo come quello già in essere potranno considerarsi pensionabili le persone la cui età anagrafica raggiunga i 60 anni o quella contributiva raggiunga i 40.
La sola età anagrafica potrà essere inferiore nei casi di:
– impedimento causa problemi di salute
– lavori logoranti (tabella di riferimento da approntare)
– raggiungimento dell’età contributiva.
Un pensionato sociale italiano non dovrà MAI percepire un reddito netto inferiore a quanto stabilito per la quota parte di 80% dello stipendio minimo che sarà stabilito non appena possibile.
In pratica si prevede una quota base pari ad almeno l’80% dello stipendio minimo a cui saranno aggiunte le quote per contributi versati al fine di rendere la pensione equa rispetto al contributo dato dal cittadino in età lavorativa, considerando il fatto che il nostro programma politico persegue (con ampia possibilità di successo) la piena occupazione intesa come assestamento su una disoccupazione strutturale del 3% (sotto la quale è economicamente impossibile scendere: esisterà sempre chi non lavora perché non vuole ed ha la possibilità di farlo)
Per tutti coloro che vogliono ampliare i benefici economici della propria previdenza sociale basta ampliare in termini di cifra versata, la base minima già indicata nella parte relativa alla tassazione.
Soggetti portatori di handicap
Per i portatori di Handicap certificato da struttura pubblica, si presuppone un sussidio mensile commisurato al valore di deficit, diviso in 3 macro aree
Dall’ 1% al 60% Quindi potenzialmente deficit minori per la quale le persone possono ancora lavorare.
Dal 61% al 100%
Deficit maggiori per la quale si ha l’impossibilità lavorativa
100% + accompagnamento
Deficit maggiore per la quale si ha bisogno di supporto h24