Finalmente siamo nel 2021 e UK ha lasciato la UE: chi sarà a guadagnarci?

Da un articolo del sole24ore del 30 Marzo 2017 leggiamo una notizia in “odore di tragedia” che chiude il titolo dicendo: “che farà ora”?

Ebbene oggi siamo in grado di vedere cosa ha fatto:

Analizzando quindi per prima cosa il cambio, possiamo notare che dopo l’ormai lontano 23 giugno 2016, data in cui si tenne il referendum ove vinse la Brexit e circostanza nella quale la sterlina perse in un anno il 12% come indicato dal famoso quotidiano nazionale si è poi assestata oscillando in range che va da 0,82 GBP per un EURO a 0,94 GBP per un EURO.

Occorre evidenziare che la svalutazione (cambio del rapporto fra due valute) incide direttamente sulla bilancia commerciale ed è del tutto evidente che la moneta non deve essere né troppo forte (danneggerebbe le esportazioni) né troppo debole (renderebbe più costose le importazioni) ma una oscillazione di questo tipo è del tutto normale in tutte le cosiddette valute forti.

Se diamo solo un ‘occhiata al cambio EUR/USD (Euro Dollaro) dal 2008 ad oggi vediamo che ha avuto oscillazioni importanti ma questo non ha comportato né il fallimento della UE tanto meno quello degli USA:

E allora dove sta il problema?

Forse UK ora non prenderà più i fondi UE e si potrebbe trovare in difficoltà? Certo… Come no:

Infatti come vediamo da questa altra info-grafica UK si colloca al 3° posto fra i contributori netti subito prima dell’Italia, che dopo la Brexit si guadagnerà il poco ambito podio. Questo significa che UK contribuiva al bilancio UE di una certa cifra e ne riceveva indietro una parte inferiore ed il saldo fra le due era circa 5,6 Miliardi di Euro.

In soldoni UK dava alla UE 5,6 Miliardi in più di quelli che riceveva e questo spiega (forse) come mai fosse più allegro Johnson della Von der Leyen il giorno della ratifica dell’accordo.

Ma l’Italia? Già sopra vediamo che anche noi (seppure in misura minore) siamo contributori netti ma abbiamo anche un dettaglio:

e da questo si capisce che l’Italia paga più denaro alla UE di quanto ne riceva indietro e che dopo la Brexit dovrà pagare di più per compensare il denaro che UK non verserà in futuro, per cui la convenienza del restare dentro la UE deve risiedere da un’altra parte. Sicuramente saranno i vantaggi del mercato unico… O no?

Certo… Come no? Ormai tutti sanno che la UE si finanza in due modi:

  • Contributi degli Stati Membri
    denari conferiti dagli stati come visibile nel grafico della figura soprastante
  • Risorse Proprie
    Volete sapere quali sono le risorse proprie?
    – tassa sull’import (in pratica se un prodotto entra in unione paga una tassa che esce dalle nostre tasche)
    – Accisa sull’IVA (si: imposta sull’imposta: lo 0,3% dell’IVA riscossa dal nostro stato va alla UE)
    – Tassa sullo zucchero
    – ecc. ecc. ecc.

Quindi se noi uscissimo dalla UE e chiudessimo accordi commerciali con chiunque (perché potremo farlo) recupereremmo in un istante 2,3 Miliardi di saldo negativo con la UE, oltre a non avere balzelli imposti sull’import, non dover più girare lo 0,3% di IVA, non dover più subire la tassa sullo zucchero e non so bene quanti altri vantaggi, oltre a poter chiudere accordi commerciali con chiunque, mentre la UE si troverebbe a perdere un altro contributore netto oltre ad essersi guadagnata un concorrente formidabile rappresentato (perché ancora lo è) dal “Made in Italy”.

Forse dovremo pagare qualcosa per uscire?
Beh… Stiamo pagando molto di più per restare.

Ma come hanno fatto a convincere gli Italiani che “fuori dalla UE si muore”?

Davide Carlo Serra

Di Davide Serra

Presidente di Sovranità Italiana

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