il nostro nuovo Presidente del Consiglio ha un curriculum di tutto rispetto, nulla da dire.

Nasce a Roma nel 1947. Il padre Carlo, padovano, entra in Banca d’Italia nel 1922 per poi passare prima all’IRI di Donato Menichella e infine alla Banca Nazionale del Lavoro. Si laurea in economia nel 1970 presso l’Università Sapienza di Roma con relatore Federico Caffè con una tesi su Integrazione economica e variazione dei tassi di cambio molto critica sul piano di Pierre Werner, in cui sosteneva che, all’epoca (1970), non sussistessero le condizioni per un progetto di una moneta unica europea. Nel 1971 entra al Massachusetts Institute of Technology su segnalazione di Franco Modigliani e ha come professore, fra gli altri, Stanley Fischer, futuro governatore della Bank of Israel. Nel 1977 consegue il PhD con la tesi intitolata Essays on Economic Theory and Applications sotto la supervisione dello stesso Modigliani e di Robert Solow. Dal 1975 al 1978 è professore incaricato prima di Politica economica e finanziaria all’università di Trento, poi di Macroeconomia a Padova ed Economia matematica alla Ca’ Foscari di Venezia, quindi di Economia e Politica monetaria e di Economia internazionale alla Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri dell’Università di Firenze ove, dal 1981 al 1991, è professore ordinario di Economia e politica monetaria. Mario Draghi è membro dal 1998 del Board of Trustees dell’Institute for Advanced Study (Università di Princeton) e, dal 2003, della Brookings Institution. È stato visiting fellow all’Institute of Politics della John F. Kennedy School of Government (Università di Harvard) nel 2001. Nel 2019 viene insignito della laurea honoris causa in Economia da parte dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Quindi no… Non è sempre stato a favore della moneta unica. Ma cosa gli ha fatto cambiare idea? Una sana evoluzione formativa? Personalmente Non credo.

Come sicuramente saprà chi mi legge ho dimostrato più volte che l’Euro non può funzionare ma da un punto di vista matematico: non Politico.

La Moneta Unica è a debito, e con una una Moneta a debito il debito non si paga:

E allora da cosa derivano le famose “abilità” (vere o presunte) attribuite al nostro neo eletto Presidente del Consiglio? Forse alla frase (ormai famosa) che non solo ha consolidato la figura di Mario Draghi come “il più importante uomo di stato europeo dell’ultimo decennio”, come ha scritto la Treccani, ma hanno aperto anche una fase politica ed economica in Europa del tutto nuova. Nel 2012, i paesi della zona euro stavano attraversano una delle congiunture più difficili dall’introduzione della moneta unica: spread a livelli altissimi in molti paesi, la Grecia a rischio default e un forte sentimento di euroscetticismo – che quattro anni dopo avrebbe portato alla Brexit nel Regno Unito – stava attraversano gran parte dei paesi dell’Unione europea. Draghi, durante una conferenza a Londra, con il suo “whatever it takes” ha dato l’abbrivio a un pacchetto di misure fiscali e monetarie che avrebbero protetto l’euro. Tra queste, l’innovativo quantitative easing cioè un’iniezione di liquidità nel sistema bancario europeo grazie all’acquisto, da parte della Bce, di azioni, obbligazioni e titoli di Stato.

Ora io non vorrei sminuire il suo operato ma spacciare per “decisione storica” quella di emettere moneta da parte dell’unico istituto che può farlo è come dire che un cuoco è il migliore al mondo per il solo fatto che cucina.

Allora una cosa vorrei chiedere al neo eletto presidente del consiglio:

Visto che ha preso una “decisione storica” per salvare (de facto) una moneta non è che potrebbe prendere ora un’altra decisione storica per salvare un Popolo?

Decida quindi di dichiarare l’Italia una Nazione a doppia divisa e proceda all’emissione di Moneta Sovrana.

Questa si che sarebbe una Decisione Storica!

Davide Carlo Serra

Di Davide Serra

Presidente di Sovranità Italiana

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