Correva l’anno 1892 e l’Italia si era da poco unificata. Dopo la dichiarazione del Regno d’Italia del 17 Marzo 1861 che vedeva già la Nazione quasi come la vediamo ora .

Italia nel 1861 all’indomani della dichiarazione della nascita del Regno

Prima di questi eventi era stata fondata nel 1834 a Roma una banca di emissione, La Banca Romana, che Nel 1850 fu incorporata dalla Banca dello Stato Pontificio, che nel 1870, in seguito all’annessione di Roma al Regno d’Italia, riprese la precedente denominazione di Banca Romana.

Da allora fu una delle sei banche centrali con facoltà di emettere biglietti di banca intitolati al regno d’Italia. Dal 1874 la Banca Romana fece parte del Consorzio obbligatorio tra gli istituti di emissione.

Palazzo Maffei Marescotti sede della banca Romana

Dopo lo spostamento della capitale del regno da Firenze a Roma, la città vide un vero e proprio boom edilizio e nel giro di circa vent’anni raddoppiò le proprie dimensioni. In questo clima non tardarono ad arrivare gli speculatori e tra loro c’erano banche che fornivano prestiti a chiunque, prestando soldi anche a società che, appena esplosa la bolla immobiliare, fallirono e finirono per trascinare con loro anche le stesse banche che li avevano aiutati.

Solo la Banca Romana sembrava non risentirne. Ecco allora che il Ministro Miceli nel 1889 avviò un’indagine ispettiva affidata al senatore Giuseppe Giacomo Alvisi e al funzionario del Tesoro Gustavo Biagini.

Il risultato fu che il governatore della banca Bernardo Tanlongo aveva coperto quelle perdite con emissione di denaro non autorizzata. Dalla relazione che venne resa nota il 20 dicembre 1892 si riscontrò un ammanco di 9 milioni di lire ed un’emissione di ben 113 milioni a fronte dei 60 concessi su autorizzazione in base all’oro di cui disponeva.

Inoltre molte banconote risultarono stampate con gli stessi codici di matricola di banconote già in circolazione e dunque si trattava di vere e proprie banconote false.

Alvisi tuttavia non poté riferire in Senato i risultati dell’ispezione per l’opposizione del presidente Antonio di Rudinì (30 giugno 1891) ma i risultati vennero tuttavia resi noti il 20 dicembre 1892 alla Camera da Napoleone Colajanni.

Una successiva inchiesta parlamentare presieduta dal primo presidente della Corte dei Conti Enrico Martuscelli rivelò che, a fronte di 60 milioni autorizzati, la Banca Romana aveva emesso biglietti di banca per 113 milioni di lire, fra cui banconote false emesse in serie doppia (20 gennaio 1893).

In seguito a ciò, il governatore della Banca Romana Bernardo Tanlongo e il direttore Michele Lazzaroni vennero arrestati, mentre il deputato Rocco de Zerbi, contro cui la Camera dei deputati aveva concesso l’autorizzazione a procedere per l’accusa di aver appoggiato per danaro la dirigenza della Banca Romana, morì improvvisamente. (suicida!?)

Lo scandalo assunse proporzioni inquietanti anche perché dal carcere Tanlongo affermò che le anomalie erano conosciute anche da diversi presidenti del Consiglio i quali non erano intervenuti perché corrotti fra i quali figuravano gli stessi Crispi e Giolitti.

Il 23 novembre 1893 la relazione di un comitato parlamentare affermò che fra i beneficiari dei prestiti vi erano 22 parlamentari, fra cui Francesco Crispi.

Tuttavia il processo del 1894 si concluse con l’assoluzione degli imputati anche se, in seguito allo scandalo, venne dato inizio al riordino del sistema bancario italiano con l’istituzione della Banca d’Italia e alla fine del 1893 si approvò infatti la fusione della Banca Romana con la Banca Nazionale del Regno, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio d’Italia per dare origine alla Banca d’Italia (a cui tuttavia, fino al 1926, erano affiancati, come istituti di emissione, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia).

Palazzo koch sede della Banca d’Italia

Dunque abbiamo visto che alla fine del ‘900 una Banca si fece protagonista di uno scandalo che vedeva implicati politici, finanzieri, giornalisti e chissà quanti altri personaggi mai saliti all’onore della cronaca.

Pertanto la domanda (un po’ pretestuosa devo dire) è: cosa vi rende sicuri del fatto che oggi non accada più?

In effetti la mia è solo una ipotesi priva di fondamento perché oggi siamo tutti onesti.

Davide Carlo Serra

Di Davide Serra

Presidente di Sovranità Italiana

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