Ideale ed opportunità.

Abbiamo già detto più volte che riteniamo l’attuale Paradigma Monetario (la moneta a Debito) la causa di tutti i mali (economici) del mondo ma questo non significa che il Paradigma MPC proposto da Sovranità Italiana sia la panacea di tutti i mali. Come abbiamo spiegato nel manifesto lo stato potrà emettere moneta SOLO a determinate condizioni e SOLO per finanziare opere pubbliche. MAI potrà farlo per finanziare la spesa corrente: per quella dovrà utilizzare le tasse e tutto questo per mantenere la Massa Monetaria in circolazione al livello indicativo della massa critica.

E’ del tutto evidente di come il valore della massa monetaria critica sia un numero estremamente difficile da calcolare. Dipende da fattori innumerevoli anche se è sicuramente proporzionale alla densità demografica. Per gestire una comunità di un milione di persone serve sicuramente meno denaro di quello che servirebbe per gestirne una di di cento milioni ivi compresi eventuali ricchi e poveri presenti. Anche da questi dipende il numero esatto: una società di tutti poveri funziona male ma una di tutti ricchi non potrebbe funzionare affatto.

Esiste tuttavia un indicatore già ampiamente utilizzato anche dall’attuale teoria monetaria che se da un lato non permette di calcolare il valore della massa critica (la quantità di denaro Ideale per una comunità) consente di identificare lo stato del rapporto fra la Massa Critica e Massa Circolante (il denaro realmente in circolo) e si chiama Inflazione. Praticamente tutte le teorie monetarie concordano sul dire che se la Massa Circolate è troppo superiore alla massa critica (la gente ha troppi soldi) si alza l’inflazione mentre se questo rapporto è inferiore (la gente ha pochi soldi) l’inflazione si abbassa.

Ovviamente se parlate con un economista esperto vi dirà che ci sono altri fattori quali, ad esempio, l’indice di fiducia (ho pochi soldi ma confido che in futuro ne avrò di più perché ho un lavoro certo, ecc.) e altri fattori ancora ma è mia personale convinzione che la quantità di denaro di cui disponiamo al netto della nostra propensione al risparmio sia il movente primario che ci fa decidere se spendere o meno favorendo la crescita o l’abbassamento dell’inflazione.

Bene: ora noi siamo abituati a credere che il Denaro sia un bene la cui quantità è fissa ed immutabile e per questo abbiamo la tendenza a “metterlo da parte” e questa è una cosa giusta: nella visione sociale di un paese una persona che non ha “riserve di alcun tipo” potrebbe rappresentare un peso per la comunità che non può permettersi il lusso di abbandonare qualcuno ma questa convinzione (vera e sacrosanta per il singolo) non vale allo stesso modo per la comunità. Infatti quando andiamo in pensione non è assolutamente vero che “riprendiamo il denaro versato” ma riceviamo un importo che deriva da una situazione di bilancio attuale che ben poco ha a che fare con i contributi versati 42 anni prima durante il primo anno di lavoro.

E allora perché siamo costretti a mandare le persone in pensione così tardi, visto che non andiamo in pensione con il frutto dei nostri risparmi (messi da parte dall’INPS? Ma quando mai!) ma con denaro che ci viene corrisposto in conseguenza di decisioni politiche? Cosa impedisce alla politica di decidere di mandare in pensione le persone prima?

Fondamentalmente due cose:
1) La percentuale di persone in pensione non può essere superiore ad una soglia critica per evitare uno sbilancio sfavorevole fra chi lavora e chi no.

2) il fatto che la attuale politica Monetaria non preveda di mettere in circolo moneta in funzione del fabbisogno ma lasci questa decisione alla Finanza con il meccanismo che ben conosciamo.

Il primo concetto è condiviso anche da Sovranità Italiana: non possiamo avere (fatto 100 il numero totale) 50 persone in pensione e 50 a lavorare. Ma il secondo concetto lo contestiamo in toto! Partendo dalla considerazione che esistono lavori più logoranti di altri, la Pensione deve essere un mero concetto di equità sociale verso gli ex contribuenti e per equità sociale intendiamo niente privilegi ma pensioni calcolate, partendo da un minimo sociale indispensabile a vivere un vita dignitosa, esaltando i reali contributi versati e gli anni lavorativi maturati ma per una questione politica di merito e non perché quei soldi siano ancora li. (magari si)

Da questa premessa si articola la proposta di Sovranità Italiana sulla previdenza sociale denominata quota 40/60 e con un semplice calcolo come quello già in essere potranno considerarsi pensionabili le persone la cui età anagrafica raggiunga i 60 anni oppure quella contributiva raggiunga i 40.

Voi direte: beh ma è così semplice? In realtà No!

Per arrivarci si dovrà prima cambiare il paradigma monetario restituendo allo Stato la sovranità Monetaria, argomento che rappresenta uno dei tre punti fondamentali del nostro programma.

Davide Carlo Serra

Di Davide Serra

Presidente di Sovranità Italiana

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