L’economista italiano Nino Galloni diceva: “L’Italia è una potenza scomoda, deve morire”. Lo diceva nel corso di una sua intervista del 10 dicembre 2016 dove denunciava dettagliatamente il percorso strategico di chi aveva sentenziato la distruzione della nostra economia in ascesa nel mondo e di quegli stati e di quei politici che l’avevano progettata e favorita.

Personalmente condivido le critiche che il prof. Galloni fa all’euro e condivido il racconto di come ci siamo arrivati, anche se abbiamo opinioni leggermente diverse sulla possibile soluzione. La mia visione di Politica Monetaria che vede il denaro come IDV (indice di Valore Fungibile) lo immagina come strumento la cui politica deve essere gestita in una sorta di dualismo di poteri fra Ministero del Tesoro (che ne regola l’emissione in funzione della necessità) ed il Ministero delle Finanze (che ne regola il ritiro per controllare l’inflazione) in una visione quantitativa che molti criticano ma qui siamo nel campo delle opinioni. Non è mai esistito nel mondo un modello monetario come quello proposto da Sovranità Italiana per cui credo sia veramente difficile sostenere che sia sbagliato se non altro dalla totale assenza di precedenti storici.

Ma, soluzione a parte, sulla quale si può certo discutere, la causa è certa… Matematicamente certa: con la moneta a Debito il Debito Pubblico non si paga. Matematicamente impossibile farlo. E questo spiega in modo semplice ed elementare perché il Debito Pubblico Mondiale (non solo quello Italiano) continua a crescere da sempre. Ovvio non cresce ovunque con una linea retta ascendente per effetto della bilancia commerciale: un paese che vende all’estero più di quanto spende può anche farlo scendere per brevi periodi ma la tendenza al rialzo è inarrestabile e nel lungo periodo è perfettamente visibile su un grafico qualsiasi. Ma allora come siamo arrivati a questa situazione? Beh… Tutt’altro che semplice da capire, soprattutto se si pensa che sia un problema recente, mentre invece risale al quattordicesimo secolo, ma questa storia l’ho già raccontata. Quello che invece non ho mai raccontato, e per questo mi rifaccio all’intervista che il prof. Galloni rilasciò il 10 dicembre 2016 dove denunciava dettagliatamente il percorso strategico di chi aveva sentenziato la distruzione della nostra economia in ascesa nel mondo e di quegli stati e di quei politici che l’avevano progettata e favorita.

Galloni dice:
Il primo colpo storico contro l’Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro presidente della Repubblica, incalzato dall’allora ministro Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e “nonno” della Grande Privatizzazione che ha smantellato l’industria statale italiana, temutissima da Germania e Francia. Siamo nel 1981: Andreatta propone di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue. L’obiettivo era di impedire alla banca centrale di continuare a finanziare lo Stato, come fanno le altre banche centrali sovrane del mondo, a cominciare da quella inglese. Il secondo colpo, quello del ko, arriva otto anni dopo, quando crolla il Muro di Berlino. La Germania si gioca la riunificazione, a spese della sopravvivenza dell’Italia come potenza industriale: ricattati dai francesi, per riconquistare l’Est, i tedeschi accettano di rinunciare al marco e aderire all’euro, a patto che il nuovo assetto europeo elimini dalla scena il loro concorrente più pericoloso: noi. A Roma non mancano complici: pur di togliere il potere sovrano dalle mani della “casta” corrotta della Prima Repubblica, c’è chi è pronto a sacrificare l’Italia all’Europa “tedesca”, naturalmente all’insaputa degli italiani.
Come probabilmente sa chi mi segue io non amo perdermi nei dettagli: il resto è storia conosciuta e ripeterlo qui mi sembrerebbe uno spreco di tempo. Quello che mi preme far notare è che il senso di queste parole oggi è più attuale che mai e dovrebbe essere chiaro a tutti come questa U.E. non solo non abbia favorito l’Italia, non solo abbia favorito enormemente la Germania, ma che il piano è tutt’altro che concluso, e che dopo essere passati dalla quarta potenza industriale (come titolava il Corriere nella foto di testa dell’articolo) alla 10 (o forse meno) siamo destinati ad un declino economico che si fermerà solo quando capiremo che gli Italiani possono fare molto meglio di così se solo non dessero ancora fiducia ad una politica che di Italiana ha solo il nome.
Noi l’alternativa la stiamo costruendo: Sovranità Italiana.
Ma ci serve l’aiuto di tutti.
Davide Carlo Serra