La fiducia si basa sulla sensazione di essere al sicuro, sulla certezza di poter contare sull’altro o sulle nostre capacità. È sentirsi comodi in una certa situazione, la sicurezza che – nonostante tutto – ce la faremo ad andare avanti.

La fiducia, a ben vedere, è alla base della nostra vita e delle nostre azioni; ma come scegliamo su chi o cosa investirla? E, volendo fidarsi, a chi credere quando le affermazioni fatte sono discordanti?

La base della fiducia è radicata nell’onestà con cui le informazioni sono fornite; e il massimo dell’onestà consiste nel fornire dati e analisi che hanno portato a una certa conclusione, perché qualcun altro sia messo nelle condizioni che consentano di contraddire il risultato.

Questo è il metodo della discussione scientifica: fornire tutte le informazioni che servono a rovesciare le conclusioni, proprio partendo da ciò che è stato usato per costruirle. 

Quindi come scegliere di chi fidarci, fra ricercatori o sedicenti tali che espongono le proprie tesi? La risposta, a questo punto, dovrebbe essere chiara: scegliamo non chi ci dice “fidatevi”, ma chi ci fornisce i mezzi per essere contraddetto.

Potremo, così, verificare che quei fatti siano coerenti con le conclusioni, che non vi siano vizi, che non ci siano difetti di logica e matematica, e infine che non vi siano tesi alternative ottenibili con la stessa forza da quegli stessi fatti.

Questa verifica potrà essere fatta da altri esperti del campo e questo formerà il consenso scientifico su una certa affermazione. Si tratta, a ben vedere, di un consenso molto diverso da quello sociale riscontrato da molti scienziati, i quali raccolgono pareri concordi di una gran massa di persone, che non si sono accertate anche solo della mera possibilità di fare le verifiche di cui sopra, e si sono invece limitate a scegliere autorevoli figure sulla base di curriculum, H index, titoli o altro. 

Consenso sociale e consenso scientifico sono molto diversi e diversa ne è la solidità di fronte alla realtà dei fatti; e se crediamo di usare il primo come surrogato del secondo, allora sì che nessuno, a breve, avrà più alcuna fiducia.

Da quanto appena esposto, si capisce che il nostro intelletto è il punto focale per la nostra decisione “informata” presa in totale autonomia su cosa fare, cosa accettare, di chi fidarsi.

Cosa succede quindi, quando il cittadino non analizza ciò che per lui viene deciso, non valuta criticamente le conseguenze che si ripercuotono sul proprio benessere e sui propri cari, quando cioè non esercita più la sovranità che gli spetta e che è sancita dall’Art 1 della Costituzione Italiana? (ART. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione).

Succede che non esercitando più il controllo, perde i propri diritti. Se li lascia proprio letteralmente togliere.

E perché succede? Perché regaliamo la nostra fiducia a chicchessia?

Forse ci siamo abituati a stare comodamente nella nostra zona di comfort?

Forse è più facile tapparsi gli occhi e non vedere per non affrontare?

Da quando ci siamo abituati a non difendere più i nostri diritti, da quando sono gli altri a dirigere i nostri comportamenti?

E’ troppo oneroso “fare”, richiede impegno, tempo, volontà ….

Tanto, finchè non veniamo toccati, va tutto bene. È meglio delegare, sai quanta energia e stress risparmiati?

E poi va tutto bene, fanno tutti cosi, lo dicono in televisione, c’è il consenso sociale e con quello non serve stare a preoccuparsi…. Ma si, proseguiamo a guardare solo il nostro orticello, senza renderci conto che se non è direttamente, è indirettamente che subiamo ogni cosa.

Stiamo dando per scontato cose che avrebbero fatto alzare in piedi sulla sedia i nostri nonni, quei nostri nonni che si sono battuti per lasciarci in eredità la libertà conquistata sul campo di battaglia.

Abbiamo già forse perso la voglia libertà? O peggio, non ci rendiamo conto di cosa ci stanno togliendo?

Purtroppo è cosi e non ci possiamo fare niente …. Ma chi lo dice?

Perché un Soros qualunque, uno Schawb qualunque, un Gates qualunque, possono svegliarsi una mattina, dire la loro “sparata” e tutti accapponati ed impressionati siamo rapiti dai loro discorsi “in religioso silenzio” e ci facciamo prendere dai loro ragionamenti (condivisibili o meno che siano) accreditiamo loro “posizioni di guida”, invece di renderci conto che non hanno nessuna voce in capitolo, perché nessuno del popolo ha dato loro un pulpito sul quale salire a pontificare?

Quanto vale la loro parola rispetto alla mia o alla tua, o di qualsiasi altro cittadino di questo mondo?

E torniamo al consenso sociale, quello che sceglie autorevoli figure sulla base di curriculum, H index, titoli o altro e non per l’analisi inconfutabile di quanto viene da loro asserito.

Avete presente cosa fa un critico d’arte? Un critico cinematografico? Un critico letterario?

È la stessa cosa che facciamo noi nella quotidianità per un vestito, del cibo, un ristorante, i figli, per analizzare qualsiasi cosa.

La vogliamo tirare fuori un minimo di logica intellettuale o ci dobbiamo arrendere?

E’ sempre possibile agire in ogni situazione, anche la più svantaggiosa, se dimostriamo che le idee contro cui lottiamo sono sbagliate “scientificamente”!

E qui torno sui miei articoli “Quando c’è informazione” che parla della conoscenza e “il circo mediatico” che parla della stampa, argomenti che sono alla base delle nostre scelte “informate”.

Serve essere avidi di sapere, diversificare la ricerca di informazioni, non smettere mai di pensare con la propria testa, essere sempre critici per andare a fondo nella questione, saper scindere il vero dal falso.

Tutto ciò lo stiamo perdendo per pigrizia, ci stiamo lasciando condizionare e in quest’era, più che mai, è facile essere influenzati…  ma è anche molto più semplice capire quando lo si è.

Ci sono vari modi per condizionare il popolo, la paura è una di queste, ma se siamo consapevoli, continueremo ad essere liberi, a difendere i nostri diritti e a non lasciarci suggestionare.

Usiamo la nostra intelligenza, impariamo a potenziarla e riprendiamo a decidere in prima persona del futuro nostro e dei nostri figli.

Io non sarò mai tra quelli che dovranno giustificarsi con le giovani generazioni su quanto abbia lottato per impedire che loro non conoscessero la libertà che noi abbiamo avuto la fortuna di vivere, e tu?

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