Un uomo solo al comando ….

Ci siamo trovati un governo tecnico che aveva un mandato ben preciso: stabilire in completa autonomia le linee guida del Recovery Plan, sottraendole al controllo parlamentare e vincolare così la politica economica del Paese all’ideologia ed agli interessi della tecnocrazia comunitaria, della grande finanza internazionale e dei mercati.

Un governo che ha fatto ricorso ad un’amministrazione perennemente emergenziale e ad un massiccio supporto mediatico, allo scopo di silenziare e reprimere il conflitto sociale in Italia.

Un governo che ha ristabilito un atlantismo dogmatico, facendosi portavoce e promotore di un totale appiattimento sugli interessi geopolitici degli Stati Uniti e della NATO, perseguendo una politica estera, sconsiderata e bellicista, contraria alla diplomazia ed allo spirito della Costituzione Italiana.

Il recente operato del Presidente Draghi è stato molto grave ed ha denotato una scarsa cultura istituzionale.

Egli ha dimostrato di essere un uomo completamente privo di carisma, senza un briciolo di intelligenza politica, insofferente al concetto stesso di mediazione su cui l’attività politica e l’esercizio democratico trovano fondamento.

Ha fatto un discorso sprezzate, a tratti autoritario, chiedendo di fatto i pieni poteri, “una fiducia non di facciata”, incondizionata, perché l’azione del governo può essere tempestiva solo con l’unità nazionale, e ricordando, per gentile concessione, che “sono qui solo perché gli italiani lo hanno chiesto”.

Non farò paragoni coi precedenti governi perché questo era il “governo dei migliori” ed infatti

dopo 18 mesi lascia l’Italia:

– Con 200 mld di debito in più;

– Lo spread a 230 circa più del doppio di quanto lo aveva Conte;

– Una crisi energetica ormai conclamata con la Commissione Europea che oggi chiede risparmi per il 15% dei consumi abituali;

– Un’inflazione all’8,6%;

– Un saldo delle partite correnti a – 8,6 miliardi di euro nel primo quadrimestre dell’anno (dopo oltre un decennio di attivo).

Ebbene sono convinto che la volontà di lasciare di Draghi era maturata ormai da tempo, perché un uomo come lui è astuto al punto giusto da capire quando il “giocattolo si rompe”.

Non volendo macchiare il proprio curriculum eccolo attaccare duramente alcune delle forze politiche che facevano parte della sua maggioranza, per disilludere così ogni tentativo di ricucire e di ristabilire un minimo di dialettica parlamentare.

Un comportamento scaltro e consapevole che, nel momento in cui dovremo mandare i nostri figli a scuola con due maglioni di lana, quando la sera le nostre strade saranno buie ed i locali chiuderanno perchè non abbiamo energia, tante fabbriche chiuderanno per i costi insopportabili, gli impianti sportivi non potranno essere riscaldati, la protesta sociale divamperà e Draghi non vuol essere il primo sul banco degli imputati.

E comunque tutto poteva essere già risolto tempo fa, solamente che è solo ora, con le votazioni al 25 Settembre, che i vitalizi sono salvi, quindi dovrebbe risultare chiaro ai più la recita dei “nostri attori”.

Si conclude così l’esperienza al governo di un uomo,

….. fatto passare ora per un uomo solo.

A votare la fiducia all’esecutivo più autoritario della storia recente è stato solo il PD, lo stesso partito che strilla un giorno sì e l’altro pure contro il pericolo delle destre, ed a rimorchio la sua cricca di fanatici liberali ed atlantisti, come Più Europa, Italia Viva ed altri atlantisti ed opportunisti alla Di Maio.

La speranza per il futuro è che il prossimo parlamento sia libero da questa gentaglia fintamente democratica, ma estremamente classista, eversiva, intollerante.

Ma per far questo c’è ancora un ostacolo da superare: il recente referendum ha evidenziato che solo il 20,9% dei cittadini ha voluto dare il proprio contributo.

Quanto è stato fatto dai politici e dai media per portare l’elettore a questa disaffezione, ad una politica che da tanto tempo non incassa più neanche la protesta, ma l’indifferenza?

Il partito che “vince” è l’Astensionismo, perché ai cittadini è stata tolta la fiducia e la speranza.

Il diritto ad essere rappresentati sta perdendo di centralità ed è sempre più difficile dimostrare alle persone che esiste una alternativa, che questa volta sarà diverso.

Questa è la sfida che Sovranità Italiana ha voluto cogliere: far riscoprire al Paese il gusto della partecipazione politica e della manifestazione di un diritto conquistato con il sangue, cercando di far superare all’elettore la paura di essere nuovamente raggirato.

Sovranità Italiana è nata come “Partito Povero” per tenere lontana la corruzione e con il concetto di “Politica Partecipata” per bypassare i finanziamenti e non chiedere denaro per i tesseramenti.

Con la partecipazione attiva e con il passaparola si ottengono risultati senza che si crei nulla che possa essere “venduto” per trarne profitto, inoltre è stato previsto nell’articolo uno dello Statuto la clausola di “decadenza per cambio scopo”.

Quello che ci dà forza in questa sfida è aver rilevato nella maggioranza dei cittadini, tramite i social, la preoccupazione e la convinzione sempre più crescente che si inventeranno di tutto per arrivare a non farci più votare e questo sottolinea che ancora la “speranza” non è vinta!

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Un pensiero su “IL DIRITTO AD ESSERE RAPPRESENTATI – L’ennesima crisi di governo, la quarta di questa legislatura”
  1. “Sceglierò il cuore del banchiere…..perché non è mai stato utilizzato”… Così il finale della barzelletta con la quale esordì il nostro Fantastico ex Presidente…….
    Scorrendo l’articolo avrei voluto commentare ma …man mano che leggevo, quel che pensavo si concretizzava alla riga successiva….quindi che dire… come sempre..GRAZIE Adriano!!!!!! 💪

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